Rapporto dei Direttori sui risultati della Campagna di scavo 2012
La Missione Archeologica del Centro di Studi Papirologici dell’Università del Salento, Lecce, diretta da Mario Capasso e Paola Davoli, ha svolto la Decima Campagna di Scavo a Dime es-Seba (El-Fayyum), l’antica Soknopaiou Nesos, dal 26 ottobre al 10 dicembre 2012.
Alla Missione hanno inoltre partecipato Ashraf A. Mostafa (geologo, Università di Asyut), Stefania Alfarano (assistente di scavo), Clementina Caputo (ceramologa), Mauro Cremaschi (geoarcheologo, Università di Milano), Silvie Marchand (ceramologa, IFAO), Giuseppe Alvar Minaya (supervisor), Moataz Abu el Nil (assistente dei direttori), Mohammed Ahmed (restauratore), Anna Chiara Muscogiuri (schedatrice), Simone Occhi (topografo), Roberta Petrilli (egittologa, Musei Vaticani), Elvira Pisanello (schedatrice, papirologa), Borna Scognamiglio (egittologo, Paris-Sorbonne), Stefania Trizza (assistente di scavo). Il Supreme Council of Antiquities è stato rappresentato dagli ispettori Ahmed Mawad e Ahmed Hassan.
La Missione ringrazia il Dr. Mohammed Ibrahim Ministro delle Antichità Egiziane, il Direttore Generale delle Missioni Straniere Mohammed Ismail, il Direttore del Medio Egitto Abd el Rahman el-Aidi, il Direttore dell’Ispettorato delle Antichità del Fayyum Ahmed Abd el-Aal Mohammed per il sostegno ricevuto nel corso del lavoro. Essa inoltre esprime la sua gratitudine sia al cav. Luca Trombi, che, come ogni anno, ha assicurato alla Missione un generoso e fondamentale sostegno finanziario, sia ai sostenitori della “Associazione Culturale Soknopaiou Nesos Project”. In particolare si ringrazia il Centro Internazionale di Studi Borgiani di Velletri, presieduto dalla dr. Rigel Langella, per la borsa di studio messa a disposizione per i giovani partecipanti alla Missione.
Un ringraziamento va anche al Ministero degli Esteri Italiano per il contributo finanziario 2012 e alla sig.ra Cecile Safwat della sezione archeologica dell’Istituto Italiano di Cultura al Cairo, che ha curato i rapporti con il Supreme Council of Antiquities.
Lo scavo 2012
La Campagna di scavo si è svolta all’interno del grande recinto templare, nell’area situata al centro del temenos. È proseguito lo scavo, iniziato nel 2010, dell’esterno del tempio dedicato al dio Soknopaios (ST 20) (Fig. 1), lungo il lato ovest.
Il settore indagato è lungo da nord a sud 18,60 m e largo da est ad ovest 6,50 m. L’area era ingombra di materiali edilizi derivati dalla spoliazione dei muri del tempio ST 20, come blocchi di calcare giallo, lastre pavimentali in calcare grigio, parti di architravi e un consistente accumulo di calce gessosa originariamente utilizzata come calce legante tra i blocchi del tempio. Quest’ultima era presente su tutta l’area dell’edificio ed è stata originata dall’attività di smontaggio del tempio avvenuta probabilmente a partire dall’epoca bizantina. La sua consistenza particolarmente dura nel settore scavato ha protetto la stratigrafia originale sottostante dagli scavi clandestini.
Tra i materiali edilizi presenti in questo deposito di detriti vi erano due gruppi di grandi blocchi pertinenti alle originali gronde del tempio. Si tratta in particolare di due grosse grondaie in calcare grigio fossilifero, due imponenti leoni decorativi delle grondaie e due supporti delle stesse (Fig. 2). I leoni, diversi uno dall’altro sia nelle dimensioni sia nello stile, sono interi e scolpiti con grande maestria e cura fino alle spalle. La parte restante dei due blocchi è stata lasciata grezza poiché destinata ad essere inserita nel muro perimetrale del tempio. Il leone ritrovato nella parte meridionale dell’area (ST12/802/3743) misura 154 cm in lunghezza, 58 cm in larghezza e 77 cm in altezza. Quello rinvenuto più a nord invece misura 174 cm in lunghezza, 56 cm in larghezza e 84 cm in altezza (ST12/803/3744). Tali gronde decorate con grandi leoni sono analoghe a quelle del tempio di Dendera e di altri templi dell’Alto Egitto. Ciò testimonia della accuratezza e monumentalità con cui è stato costruito il tempio dedicato al dio locale. Fino ad ora si tratta delle prime gronde decorate rinvenute intere nei siti del Fayyum. Una decorazione analoga era presente nel tempio di Dionysias/Qasr Qarun, ma si è solo parzialmente conservata.
Inoltre sono stati rinvenuti numerosi frammenti di statue, tra cui due teste, di cui una maschile e una femminile (ST12/800/3742; ST12/803/3805). Entrambe sono in calcare fossilifero locale e di eccellente manifattura, così come un bruciaincenso (thymiaterion) a colonnina (Fig. 3).
Su tutto il settore scavato è stata posta in luce la pavimentazione in lastre di calcare grigio fossilifero perfettamente conservata (Fig. 4). La sua estensione verso nord e verso ovest rimane ignota a causa dei limiti del settore di scavo. Tale pavimento è un rifacimento di quello originale ed è stato costruito durante una fase di restauro del muro esterno occidentale di ST 20. Esso infatti si appoggia ad un rivestimento in lastre di calcare grigio applicate con calce legante bianca in grande quantità alla parte bassa del muro perimetrale fortemente erosa dagli agenti atmosferici. Questo nuovo paramento è completamente diverso da quello assi più accurato rinvenuto nel 2009-10 lungo il muro perimetrale est dello stesso edificio.
Nel pavimento sono stati aperti due saggi (Saggio 8 e Saggio 9) situati alle due estremità del settore indagato, al fine di accertare l’epoca della costruzione del tempio e dei suoi restauri. Nel Saggio 8 (2,20 x 3 m) si è scavato fino alla profondità di 1,90 m dal pavimento ma non è stata raggiunta la fine della stratigrafia antropica. Lo scavo proseguirà nel 2013. Per il momento sono stati posti in luce parte di due muri ortogonali tra loro e al tempio, costruiti con pietre non lavorate e legate con malta. Si tratta verosimilmente di muri pertinenti a due diversi edifici di cui è visibile il lato esterno e che vennero demoliti per la costruzione del tempio ST 20. Lo studio della ceramica e degli ostraka rinvenuti, attualmente in corso, fornirà una datazione delle varie fasi riconosciute. In particolare, oltre ai consueti frammenti di ceramica comune e di anfore, sono stati rinvenuti 2 ostraka greci di epoca romana e 10 ostraka demotici.
Il Saggio 9 (1,65 x 1,95 m) ha raggiunto la profondità di 1,95 m. La stratigrafia rinvenuta si discosta in parte da quella del Saggio 8. Infatti è qui presente uno spesso strato artificiale di riempimento della fossa di fondazione del tempio ST 20, costituito da materiali di cantiere misti a materiali edilizi di demolizione, sabbia e depositi organici mischiati. La sua superficie, piana e dura, ha certamente costituito per un periodo il piano di calpestio esterno al tempio. Sul fondo del saggio è stata anche qui raggiunta la testa di un muro in pietre grezze parzialmente demolito.
Per il suo interesse tale stratigrafia merita di essere ulteriormente e più approfonditamente indagata in futuro.
Complessivamente sono stati rinvenuti 17 ostraka (11 demotici, 2 greci, 2 figurati, 2 tituli picti greci), quattro papiri (3 greci, 1 geroglifico) e due iscrizioni (1 greca, 1 ieratica) (Fig. 6).
Dal 4 al 8 novembre è stato effettuato da Sylvie Marchand un survey ceramologico nell’area ad ovest di Dime, insieme con C. Caputo e S. Occhi. È stata sistematicamente raccolta ceramica in particolare nella zona delle così dette “Watch Towers”, sulle rive del paleolago e nei pressi della struttura triangolare la cui funzione e datazione non sono ancora note. Ai 35 settori indagati nel 2010 sono quindi da aggiungere 11 nuovi settori (Settori 36-56), in cui la ceramica raccolta è stata datata tra il Neolitico e il Nuovo Regno. In particolare si conferma la presenza di un insediamento di Nuovo Regno sito ad ovest di Dime, di cui rimangono poche tombe e ceramica sparsa. Le strutture abitative sono scomparse a causa della forte erosione che ha determinato un notevole abbassamento del piano di campagna su cui ora si trovano i manufatti precipitati (Fig. 5).
Nel corso del survey è stata documentata la distruzione per mezzo di un escavatore della collina maggiore della serie “Watch Towers”. Si tratta di una collina naturale su cui era stato costruito un recinto in pietre. La distruzione è probabilmente una conseguenza delle notizie pubblicate da diversi siti web, del tutto false e irresponsabili, dell’identificazione in questa area di “piramidi” per mezzo di fotografie satellitari.
Il survey geomorfologico iniziato nel 2007 è proseguito quest’anno da parte di M. Cremaschi, Ashraf Mostafa and S. Occhi. Il survey è stato condotto dal 9 al 16 novembre al fine di definire meglio la situazione geomorfologica dell’area su cui sorge Dime e poter quindi ricostruire il cambiamento del paesaggio nei vari periodi preistorici e storici. È stato esaminato il plateau situato a nord e a nord-ovest di Dime fino al margine del Gebel Qatrani a nord, fino alla Moeris Bay ad est e fino ad un profondo wady ad ovest. A sud è stato indagato il sistema a terrazzi litoranei in corrispondenza del margine attuale del Birket Qarun.
Quanto rinvenuto in quest’ampia area conferma il contesto geomorfologico che già era stato individuato nei surveys precedenti (2007 e 2008). Depositi lacustri carbonatici su litorali e relitti di sabbia eolica (yardangs) sono stati esaminati nel dettaglio. Il loro studio sedimentologico consentirà di ricostruire le oscillazioni del lago del Fayyum a partire dall’inizio dell’Olocene fino all’epoca romana e l’evoluzione morfologica del territorio. In particolare l’analisi degli yardangs ha permesso di registrare l’alternanza di fenomeni di carattere deposizionale ed erosivo. Tali yardangs, formati da fenomeni di mutamento climatico e ambientale, e forse strettamente correlati all’attività antropica, hanno significativamente rimodellato il paesaggio antico. Sono quindi state descritte minuziosamente colonne stratigrafiche in vari punti ritenuti critici.
Fig. 1: Il temenos con le aree scavate nel 2012.
Fig. 2: Le grondaie decorate con grandi sculture di leoni.
Fig. 3: Le teste di due statue di raffinata fattura.
Fig. 4: Il pavimento di epoca romana lungo il lato ovest del tempio di Soknopaios.
Fig. 5: Survey ceramologico: siti databili al Nuovo Regno.
Fig. 6: Ostrakon demotico (ST12/826/3846) e papiro greco (ST12/807/3870).