Il Museo Papirologico dell’Università del Salento fu fondato nell’àmbito di un Progetto coordinato delle Università di Lecce e di Catania finanziato dalla Comunità Europea. La sua realizzazione ed il suo allestimento richiesero otto anni di lavoro. Inaugurato il 22 giugno del 2007, il Museo nacque per dare sistemazione e valorizzazione adeguate alla raccolta di papiri che chi scrive, direttore del Centro di Studi Papirologici dello stesso Ateneo, dal 1992 ha acquistato a più riprese sul mercato antiquario italiano e straniero. La Collezione dei papiri leccesi, contrassegnata dalla sigla PUL (Papyri Universitatis Lupiensis), attualmente è costituita da oltre 400 papiri, gran parte dei quali sono greci e demotici, ma non mancano papiri geroglifici, ieratici e copti.
L’idea di acquistare papiri sul mercato antiquario occidentale fu da me concepita più o meno contemporaneamente alla fondazione del Centro: con quest’ultimo (nato con Decreto Rettorale del 18 marzo 1992 nell’allora Dipartimento di Filologia Classica e Medievale e successivamente trasformatosi, in base alla nuova normativa dell’Ateneo Leccese, con delibera del Senato Accademico del 24 giugno 1996, in Centro Interdipartimentale, grazie al concorso dell’allora Dipartimento di Scienze dell’Antichità, al quale subentrò il Dipartimento di Studi Storici dal Medioevo all’Età Contemporanea con delibera del 23 settembre 2003) intesi dare vita ad un organismo che attraverso varie iniziative, quali lo scavo in siti egiziani di epoca greca e romana, una rivista internazionale di papirologia, scuole estive di papirologia e di restauro del papiro, seminari e convegni, contribuisse variamente alla ricerca papirologica; dotare il Centro di una raccolta di papiri, sui quali, tra l’altro, poter far esercitare direttamente gli studenti nel non sempre agevole lavoro di decifrazione e di trascrizione dei testi papiracei, fu un successivo, quasi naturale passo. Un primo fondo riuscii ad acquistare dal restauratore viennese Michael Fackelmann: quel primo, fondamentale acquisto fu possibile grazie all’illuminato, concreto sostegno di Carlo Prato, allora docente di Lingua e Letteratura Greca nell’Ateneo leccese e consapevole dell’importanza dei papiri, avendo in passato, tra l’altro, insegnato Papirologia nella stessa Università. A quell’acquisizione ne seguirono altre, che via via arricchirono la Collezione. Oggi l’Università salentina è una delle poche Università italiane che possiedono papiri e una delle pochissime dell’Italia meridionale; e grazie al Centro, nell’àmbito del quale sono pubblicate quattro riviste annuali, «Papyrologica Lupiensia» (di cui finora sono usciti 23 volumi), «Studi di Egittologia e di Papirologia» (di cui sono apparsi 11 numeri); «Scripta. An International Journal of Codicology and Palaeography» (arrivato al settimo volume); «Byblos. Bollettino del Museo Papirologico del Museo del Salento» (finora 6 numeri); e cinque Collane, essa costituisce un punto di riferimento della ricerca papirologica internazionale. Tra le altre iniziative editoriali del Centro ricordo almeno il Corpus dei Papiri Storici Greci e Latini, che raccoglie tutte le testimonianze ed i frammenti relativi agli storici greci e latini pervenutici su supporto papiraceo. Del Corpus, curato da un comitato scientifico internazionale presieduto prima dal compianto Emilio Gabba ed attualmente da chi scrive, è apparsa l’intera parte latina (3 volumi, editi da R. Funari) e 2 volumi della parte greca, editi rispettivamente da L. Prandi e N. Pellé1.
Allogato al piano terra del “Palazzo Palladiano”, uno splendido edificio settecentesco, situato all’interno del complesso universitario “Studium 2000” in via di Valesio (fig. 1), il nostro Museo Papirologico costituisce un vero e proprio unicum in Europa, se si eccettua il Papyrusmuseum della Biblioteca Nazionale di Vienna. Esso si articola in un vestibolo, cinque sale e un Laboratorio. Nel vestibolo, che costituisce una sorta di introduzione al Museo e alle sue collezioni (fig. 2), sono esposti immagini e riproduzioni variamente legate alla nascita della Papirologia e alla storia della scrittura. Si tratta di: 1. Un pannello esplicativo raffigurante la Charta Borgiana (SB I 5124), il primo papiro greco pervenuto dall’Egitto in Occidente (1778) ed attualmente conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, la cui edizione, apparsa a Roma nel 1788 a cura del paleografo danese Niels Iversen Schow, viene considerata non illegittimamente la nascita della disciplina papirologica; 2. Una riproduzione (accompagnata da un pannello esplicativo) della celebre Stele di Rosetta, oggi custodita al British Museum di Londra, che contiene un decreto (delineato in due lingue, egiziano e greco, e tre scritture, geroglifico, demotico e greco) emesso il 196 a.C. in onore di Tolemeo V Epifane e che nel 1822 consentì a J.-F. Champollion la decifrazione dei geroglifici; 3. una riproduzione della famosissima statua calcarea dello scriba seduto della V Dinastia (2494-2345 a.C.), rinvenuta nel complesso funerario di Saqqara ed attualmente custodita nel Museo Egizio del Cairo.
Il vestibolo immette nella Prima Sala, nella quale si trovano 5 vetrine (fig. 3). Nella vetrina nr. 1 (“Scrittura e lettura nel mondo antico”) sono esposti, attraverso perfette ricostruzioni moderne, materiali connessi con il mondo della scrittura antica. Ci sono riproduzioni dei più importanti supporti scrittori: rotoli di papiro; fogli di pergamena (semplice e colorata, ricavata da pelli di agnello, vitello e capra); un foglio di carta (della pregiata qualità di Amalfi, fabbricata a mano) e un codex ligneo. Altri materiali esposti sono: un coltello per tagliare il fusto della pianta di papiro e ricavare da esso una serie di strisce (philyrae) che, assemblate, davano vita al foglio di papiro (kollema, plagula); un martelletto ligneo che serviva per eliminare eventuali gibbosità dello stesso foglio; alcuni cilindretti lignei (omphaloi, umbilici), che venivano adoperati per svolgere e avvolgere i rotoli nel corso della lettura e anche per evitarne lo schiacciamento; pigmenti di origine vegetale e minerale utilizzati per la fabbricazione degli inchiostri con cui si delineavano tra l’altro le scene che accompagnavano le formule magico-religiose nel Libro dei morti, un rotolo che gli Egiziani depositavano nella tomba accanto al defunto perché lo guidasse nella vita dell’aldilà; una capsa di legno adoperata per il trasporto di rotoli di papiro; un rotolo carbonizzato, che riproduce lo stato dei papiri ercolanesi carbonizzati dal calore dei materiali vulcanici nel corso dell’eruzione del 79 d.C. e rinvenuti tra il 1752 ed il 1754 nella così detta Villa dei Pisoni.
La vetrina nr. 2 (“Supporti scrittori diversi dal papiro”) espone pezzi originali di diversa provenienza, datati tra il XIV sec. a.C. e il V sec. d.C., sui quali sono delineati testi e decorazioni: un ostrakon in calcare su cui sono alcune linee di scrittura ieratica, appartenenti all’opera La satira dei mestieri (da Deir el-Medina, XIX-XX Dinastia, 1307-1070 a.C.), un testo molto popolare della letteratura egiziana, nel quale gli scribi esaltavano la propria professione, evidenziando, talora in tono sarcastico, gli aspetti negativi delle altre; due frammenti di lino colorato recuperati da un involucro di cartonnage del IV sec. a.C., in cui è raffigurato Anubi (il dio dei morti, che presiedeva alle operazioni dell’imbalsamazione) con la piuma Maat tra le zampe, al di sopra del quale è un testo geroglifico sulla protezione dei defunti da parte degli dèi Iside ed Osiride; un pettorale di mummia umana risalente all’età tolemaica; una tavoletta in faïence verde (TUL inv. H 1) del 300 a.C. ca., con inciso in geroglifico il nome di un sacerdote su entrambi i lati; una lucerna dell’80 d.C. (VUL inv. G 1) con impresso un marchio di fabbrica in greco; una lastra di calcare del I sec. d.C. (VUL inv. G 2), contenente parte di un’iscrizione sepolcrale in greco proveniente dall’Egitto; questo il testo superstite: «Addio Kephalion, brava persona. Il giorno … del mese di Phaophi»; una tegola del II/III sec. d.C. (VUL inv. L 1) con impresso il marchio di fabbrica della XIV Legione Gemina Martia Vicrix, che, reclutata da Giulio Cesare nel 58-57 a.C., fu riorganizzata da Augusto nel 41 a.C.; una tavoletta scrittoria lignea del V/VI sec. d.C. (TUL inv. C 1), forse proveniente dal Fayyum e originariamente facente parte di un codex: appartenne ad uno scolaro, che vi ha delineato alcuni esercizi in lingua copta: sul lato A sono delineati 3 testi biblici (rispettivamente una preghiera; alcuni nomi sacri; 7 linee non del tutto identificate, contenenti alcuni nomi); sul lato B sono 2 testi anch’essi in copto (rispettivamente i nomi sacri Gesù Cristo seguiti da un paio di antroponimi e dai nomi degli arcangeli Michel e Gabriele; 4 linee di difficile decifrazione, in cui comunque si individuano alcuni nomi).
La vetrina nr. 3 (“Papiri greci”) espone 17 papiri greci, di epoca tolemaica (inizi III sec.-30 a.C.), recuperati da cartonnage e contenenti testi documentari, relativi a momenti della vita quotidiana di piccole comunità egiziane, quali conti, compravendite di beni materiali etc. Tra di essi alcuni riproducono, nella forma, la pianta del piede: evidentemente si trovavano in origine al disotto dei piedi di mummie umane, all’interno dei loro sarcofagi di cartongesso. Vanto del Museo è un papiro del celebre Archivio di Zenone di epoca tolemaica, donato da chi scrive (PUL Zen 1 r, fig. 4).
Nella vetrina nr. 4 (“Papiri ieratici, demotici, greci e copti”) sono esposti 4 papiri copti risalenti ai secoli VI/VIII d.C. e contenenti rispettivamente una ricevuta di una mistura di vino; 2 lettere private e parte di un contratto; 4 papiri ieratici, riferibili ad un periodo compreso tra l’VIII sec. a.C. e il III sec. d.C., 2 dei quali probabilmente appartenenti ad uno stesso esemplare del Libro dei morti; un papiro demotico di età tolemaica e 3 papiri greci risalenti ai secoli III a.C.-V d.C.
La vetrina nr. 5 (“Papiri e mondo funerario”) espone 2 papiri geroglifici contenenti parti del Libro dei morti (fig. 5); 2 papiri greci aventi la forma di pianta del piede umano e provenienti da cartonnage: conservano parti di documenti di epoca tolemaica; e diversi pezzi di sarcofagi lignei decorati.
All’interno di questa Prima Sala nel 2011 è stata inaugurata una sezione ercolanese, costituita da una riproduzione perfetta della macchina inventata nel 1753 dallo scolopio Antonio Piaggio per lo svolgimento dei papiri ercolanesi carbonizzati (fig. 6) e da un quadro ad olio su tela, raffigurante lo stesso Piaggio. La riproduzione della macchina, il cui originale è custodito nella Officina dei Papiri Ercolanesi della Biblioteca Nazionale di Napoli (dove sono conservati i circa duemila papiri ercolanesi), è stata eseguita con particolare perizia dal maestro Giuseppe Manisco. La macchina, che fu attiva dalla metà del Settecento agli inizi del Novecento, funzionava sostanzialmente attraverso una serie di ganci sistemati nella parte superiore del dispositivo; ai ganci erano legati dei fili di seta, la cui estremità era incollata al rotolo da aprire, posizionato nella parte inferiore della macchina: i fili, issandosi su mediante i ganci, staccavano molto lentamente il lembo esterno dal corpo del rotolo; il distacco del lembo dal rotolo era facilitato dallo svolgitore mediante un ago. Il quadro del Piaggio è la riproduzione, eseguita a colori da Clementina Caputo, ceramologa e collaboratrice del Centro di Studi Papirologici leccese, di una fotografia di un ritratto dello scolopio (oggi perduto) conservata nella stessa Officina dei Papiri Ercolanesi2.
Le pareti della Prima Sala sono corredate da 11 pannelli espositivi, che illustrano, attraverso testi ed immagini, la disciplina papirologica: definizione, limiti, àmbiti di indagine, storia degli studi. Appesi alle pareti sono anche tre pergamene, donate al Museo da un privato collezionista, che furono redatte in territorio salentino e risalgono al XV secolo. Su una di esse è delineato un atto di vendita di un uliveto redatto nel 1536.
Nella Seconda Sala è allogata la Biblioteca di Egittologia e di Papirologia “Luca Trombi” (BELT), dal nome del benemerito sponsor, che da circa un ventennio sostiene finanziariamente le Campagne di Scavo in Egitto del Centro di Studi Papirologici. In occasione della fondazione del Museo Trombi fece una donazione, che permise di costituire un primo fondo librario della Biblioteca del Museo, la quale perciò fu intitolata a lui. In questa Sala BELT sono due vetrine (nr. 6 e 7), dedicate rispettivamente ad “Archeologia e Papiri” e “Momenti della Storia della Storia della Scrittura”. La prima, dedicata allo stesso Trombi, mostra tutto ciò che si può trovare, ieri ed oggi, in uno scavo archeologico condotto in un sito egiziano di epoca greca e romana: ostraka (vale a dire frammenti di vasellame domestico su cui sono delineati brevi testi, generalmente legati alla vita quotidiana), frammenti di papiri ed altri oggetti di uso quotidiano. Nella vetrina è una collezione di vasellame antico, donata al Centro nel 2008 da un collezionista privato; è costituita da 15 pezzi di vasellame di uso domestico, 2 vasetti di alabastro, una lucerna e una statuetta in terracotta raffigurante il dio egizio Arpocrate, protettore dell’infanzia. Si tratta di materiali risalenti ad un’epoca compresa tra il VII sec. a.C. ed il III sec. d.C. e di cui non si conoscono i luoghi di produzione: alcuni potrebbero verosimilmente provenire dall’Attica, altri dalla costa siro-palestinese e altri, ancόra, dalla zona del Delta egiziano. All’interno della stessa vetrina è una serie di oggetti rinvenuti nella discarica della Missione Archeologica della University of Michigan, che scavò tra il 1931 ed il 1932 a Soknopaiou Nesos/Dime, il sito di epoca greca e romana situato 2 km a nord del Lago Qarun, sul margine settentrionale della regione del Fayyum, nel quale scava dal 2001 la Missione Archeologica del Centro di Studi Papirologici dell’Ateneo leccese, diretta da me e da Paola Davoli; si tratta di oggetti che contribuiscono, per dir così, a ricostruire momenti della vita quotidiana di un Missione Archeologica: tra di essi notevole è una lettera inedita (donata da P. Davoli), firmata da A.E.R. Boak, direttore della Missione Statunitense e datata al 1931. La BELT è arricchita da un Archivio multimediale, costituito da CD rom e videocassette di interesse papirologico e, tra l’altro, di particolare efficacia didattica.
La vetrina nr. 7 (“Momenti della Storia della Scrittura”) espone alcuni oggetti moderni, che hanno contrassegnato l’evoluzione della scrittura nel corso dei secoli; tra di essi sono un foglio di tapa, un tessuto proprio delle isole dell’Oceano Pacifico (Hawaii, Tonga), ricavato da una pianta locale, il Gelso da carta (Broussonetia papyrifera L.), la cui corteccia di colore grigio chiaro, sottoposta a macerazione e colorazione, dà vita ad un materiale utilizzato per la fabbricazione di abiti e come supporto scrittorio. Nella stessa vetrina è un cliché di una pagina di un volume arabo di inizio Novecento; un calamaio; una macchina per scrivere Olivetti, schede meccanografiche (che costituirono i primi supporti per l’elaborazione dei dati); un computer portatile; chiavette USB, CD rom e DVD.
La Terza Sala è adibita ad amministrazione; sulle pareti sono fotografie di personaggi legati a momenti fondamentali della storia della Papirologia, quali Carlo di Borbone, re di Napoli, che nel 1738 promosse gli scavi dell’antica Ercolano, consentendo il ritrovamento dei papiri della Villa dei Pisoni; e Bernard P. Grenfell e Arthur S. Hunt, i due dioscuri inglesi, che tra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento si recarono più volte in Egitto per conto dell’allora Egypt Exploration Fund, per effettuare scavi archeologici finalizzati alla ricerca di papiri e per acquistare papiri: sono da considerare tra i fondatori della disciplina papirologica. Il monarca e i due studiosi britannici vegliano sul Museo e sulle sue collezioni.
Dal 2011 il Museo ha acquisito anche altri oggetti: un cono funerario in terracotta con iscrizione dedicatoria in geroglifico, comperata sul mercato antiquario. Risale alla XXVI Dinastia (ca. 600 a.C.) e ha sulla base, vale a dire la “faccia”, la seguente iscrizione a stampo, articolata in 5 linee ed apposta entro una cornice circolare: «Shep-en-mut, figlia del quarto profeta di Amon, Benitehor, figlio di Hor-Kheby, anch’egli profeta dello stesso dio»; un paio di stili (stili), vale a dire strumenti metallici appuntiti ad una estremità e appiattita all’altra estremità, utilizzati per scrivere su tavolette cerate: la punta incideva i segni nella cera, la parte opposta serviva a cancellare il testo e a spalmare di nuovo la cera, in modo da potervi riscrivere; gli esemplari del Museo risalgono all’epoca romana3.
Di alcuni papiri del Museo è stato eseguito un restauro virtuale a cura di chi scrive e di S. Daris, in collaborazione con il Coordinamento dei Servizi Informatici Bibliotecari di Ateneo, attualmente diretto da Angelica Maciullo. Il restauro consiste in una tecnica di elaborazione fotografica computerizzata, che consente di ricostruire sul monitor un papiro nella sua forma e nel colore originari. I papiri esposti sono solamente alcune decine; tutti gli altri, per ovvie ragioni, sono custoditi in appositi armadi. Ciascuno comunque è sistemato dentro una cornici costituita da due basi di vetro chiuse ermeticamente lungo i quattro lati da filmoplast o da nastro adesivo inerte.
La Quarta Sala è adibita ad Archivio amministrativo; nella Quinta Sala è il Grande Plastico di Soknopaiou Nesos, inaugurato nel 2013 (fig. 7). Anch’esso opera del Maestro Manisco, riproduce con una scala 1:200 ed una fedeltà impressionante il sito archeologico fayyumita, dove scava l’Università del Salento. Il Plastico è stato generosamente finanziato dal ricordato sponsor Luca Trombi; un video, curato da P. Davoli, riproduce le diverse fasi della lavorazione del Plastico.
In una sala situata alle spalle del Museo nel 2009 è stato inaugurato un Laboratorio di Lettura e Restauro dei Papiri, dotato tra l’altro di una postazione ottica, che, grazie ad una telecamera CCD attiva nelle bande del visibile, dell’infrarosso e dell’ultravioletto, consente una lettura dei reperti in condizioni anche molto critiche, come, per esempio, papiri ricoperti da patine di gesso. La telecamera è collegata ad un computer fornito di scheda video idonea all’acquisizione e all’elaborazione di immagini, per l’analisi ottica di materiali papiracei. Il Laboratorio è datato inoltre di uno scanner professionale ad alta definizione, collegata alla telecamera e al computer.
Ancόra nel 2013 accanto al Museo, come sua naturale prosecuzione, sono state inaugurate due Sale dedicate alla “Storia della Scrittura e della Lettura”. Si tratta di un’esposizione permanente, curata da chi scrive e dalla dr. Loredana Viola del Coordinamento dei Servizi Bibliotecari dell’Università del Salento, di oggetti di particolare valore storico e culturale, come, per citarne solo alcuni, una delle prime macchine da scrivere, una Mignon risalente agli inizi del Novecento; una macchina da scrivere per ciechi; una stampatrice “Pedalina” Saroglia (1922-1928), un mobiletto portacaratteri di piombo, vari strumenti per la stampa e la legatoria, rarità librarie risalenti ai secoli XVI-XIX, antiche carte geografiche dei secoli XVIII-XIX. Sulle pareti delle prima di queste due Sale sono una serie di pannelli che, attraverso testi ed immagini, illustrano la nascita e l’evoluzione della scrittura in àmbito occidentale.
Nel Museo è custodito l’Archivio della Missione Archeologica del Centro di Studi Papirologici relativo alla imponente documentazione delle Campagne di Scavo condotte dal Centro nei due siti di epoca greca e romana del Fayyum: Bakchias/Kom Umm el-Atl (1993-2004) e Soknopaiou Nesos/Dime es-Seba (2001-2014): migliaia di fotografie su supporto cartaceo e digitale; diapositive; disegni.
Dal 2009 il Museo afferisce, insieme con altri 6 Musei dell’Università del Salento, allo SMA (Sistema Museale di Ateneo), istituito allo scopo di promuovere e valorizzare l’attività di tali strutture nell’àmbito della ricerca scientifica, della didattica universitaria e scolastica, della formazione, della promozione della cultura, dell’acquisizione e conservazione di reperti e documenti. Tra le varie iniziative culturali del Museo va ricordata la serie delle Mostre Fotografiche, iniziata nel 2010 con quella intitolata Storia ... di restauri. Le Campagne di restauro del Centro di studi Papirologici tra Università e Musei, seguìta da una seconda dedicata a L’Antica Biblioteca di Alessandria o l’ambizione di un sogno; entrambe sono state curate da A. Buonfino4.
Il Museo partecipa al Progetto “Le tecnologie informatiche e le nuove realtà per la conoscenza, il networking e la valorizzazione del patrimonio culturale e scientifico”, che vede impegnate diverse decine di Musei Universitari di 13 Atenei italiani; il Progetto prevede la catalogazione delle collezioni di tali Musei e l’allestimento di un Portale dei Musei Universitari da mettere in rete5.
Il Museo è in continua espansione: sono in programma l’inaugurazione, tra l’altro, di una galleria di busti di illustri rappresentanti della storia della disciplina papirologica e di una sezione dedicata a materiali documentari variamente connessi con la storia della papirologia. È previsto anche l’arricchimento della sezione dedicata ai papiri ercolanesi.
M. Capasso
Il Museo Papirologico fa parte della Rete Museale della Regione Puglia: http://sirpac.regione.puglia.it/dettaglio?id=129529
1. Sulla costituzione e sulle attività del Centro, che hanno poi portato alla fondazione del Museo Papirologico cf. M. CAPASSO e altri, Dieci anni di Papirologia a Lecce. Il Centro di Studi Papirologici dal 1992 al 2002, Napoli 2002; S. AMMIRATI e altri, Venti anni di Papirologia a Lecce. Il Centro di Studi Papirologici dal 1992 al 2012, Lecce 2012. Si veda anche M. C. CAVALIERI, Papiri e Papirologia a Lecce, «Atene e Roma» Nuova Serie Seconda 3 (2009), pp. 175-188.
2. Sul Piaggio e sulla sua prodigiosa macchina cf. M. CAPASSO, Manuale di Papirologia Ercolanese, Lecce 1991, pp. 92-100.
3. Sull’arricchimento delle collezioni del Museo di questi ultimi anni cf. N. PELLÉ, PUL: nuove acquisizioni del Museo Papirologico dell’Università del Salento (2005-2013), «Papyrologica Lupiensia» 23 (2014), pp. 71-84.
4. Sulle due Mostre cf. A. BUONFINO, «Byblos» 2 (2010), p. 1 e ID., «Byblos» 6 (2014), pp. 1 s.
5. Sul Progetto cf. M.C. CAVALIERI, «Byblos» 6 (2014), pp 3 s.